Rovigo e la tassa sulla pesca

Il 5 novembre 2013, con la delibera n°239 la Provincia di Rovigo ha introdotto una modifica al regolamento provinciale per l’esercizio della pesca. La modifica si riferisce all’introduzione di un tesserino “statistico” al fine di valutare la reale pressione di pesca nelle acque provinciali, di validità annuale (1/1 – 31/12) e dal costo di 40€. Gli introiti derivati da questi tesserini serviranno, come tratto dalla delibera, a coprire le “spese di stampa e gestione del tesserino stesso nonché per interventi in materia ittiogenica e/o di tutela ed incremento della fauna ittica e della pratica della pesca dilettantistico-sportiva“.

Non è la prima volta che si assiste ad un’ulteriore “tassa” da pagare oltre alla classica licenza governativa.Un provvedimento simile, ma non altrettanto oneroso, era già stato preso infatti dalla Provincia di Modena lo scorso anno (Calendario ittico 2013 Provincia di Modena), suscitando malumori tra i pescatori modenesi che si ritrovavano costretti a sborsare dagli 8 ai 15€ in più a seconda della zona in cui volevano pescare. Malumori ancora maggiori per i siluristi, che oltre a ritrovarsi impossibilitati di utilizzare il vivo e rilasciare il siluro, si ritrovano a pagare soldi in più che non verranno sicuramente destinati a migliorare la propria situazione.

Tuttavia, se la tassa modenese è abbordabile, i 40€ richiesti dalla Provincia di Rovigo sono inconcepibili se relazionati a quello che succede nell’ambito della pesca sportiva del rodigino. Fiumi e canali sono da decenni depredati costantemente da bracconieri dell’Est che operano indisturbati e con mezzi illeciti, nonostante le segnalazioni o addirittura le manifestazioni di protesta svoltesi negli anni da parte dei pescatori sportivi. Come se non bastasse il bracconaggio illegale, la Provincia di Rovigo continua a rilasciare licenze di pesca professionale a persone dell’Est ed asiatiche, favorendo così la diminuzione delle specie ittiche (siluri e carpe in primis). Un pescatore sportivo si ritrova davanti a leggi arcaiche che gli impediscono di svolgere tranquillamente la propria disciplina, i controlli sono assenti per via del carente personale e spesso indirizzati ai soli italiani. Aggiungiamoci lo stato delle acque ed il risultato è l’ennesimo passo falso che come unico risultato può solamente portare ad un’abbandono della pesca da parte di quegli appassionati veri che fungono da sentinelle del territorio e sono stanchi della realtà pescasportiva locale (identica poi a molte altre italiane). Pensiamo anche solo a tutti i pescatori di altre provincie che rinunceranno ad una pescata nel rodigino e anche al conseguente calo di introiti che hanno attività commerciali della zona (distributori, negozi di pesca, supermercati, forni, ecc. ). Non è nemmeno auspicabile che una tassa così elevata serva a dissuadere i pescatori abusivi a pescare: sarebbe già un miracolo se pagassero la licenza governativa, figuriamoci un’altra tassa. Con i tempi che corrono poi, è più facile che loro siano gli unici disposti a pagarla visto i ricavi derivati dalla vendita illegale di nostro pesce, e avrebbero ancor più campo libero per agire indisturbati.

Provincia di Rovigo

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