Quando il “Padrone” comanda..

Era dalla pescata didattica svoltasi a giugno (leggi qui il report) che non tornavo più sul Grande Fiume. Un po’ per il periodo, quello estivo, che non è tra i miei preferiti per insidiare il siluro, un po’ per un gesso al braccio che mi ha tenuto fermo parecchie settimane. L’estate però è una pratica ormai archiviata, e nonostante le temperature non lo dimostrino, l’autunno è arrivato ed inizia un periodo che può regalare belle catture. Con il calo della temperatura, il siluro sente l’imminente arrivo della stagione fredda e di conseguenza aumenta l’attività predatoria con lo scopo di immagazzinare quante più riserve possibili, dopo il periodo estivo passato in apatia a causa del caldo e del poco ossigeno presente nell’acqua.

Se il siluro torna in caccia, anche il pescatore deve tornare ad insidiarlo.. ecco perché era giunto il momento per il sottoscritto di ritornare a pesca dopo tante settimane di inattività. Compagni di avventura due componenti dell’As Brekema con i quali ho già avuto il piacere quest’anno di pescare diverse volte.. Luca e Andrea.

Ritrovarsi nel bar della piazza per un caffè è ormai divenuto un consolidato rituale per stabilire a tavolino la strategia da intraprendere sul fiume. Un po’ meno apprezzato il “Buona Pesca” lanciato a Luca dalla titolare del bar invece.

Priorità assoluta è procurarsi le esche.. poi vedremo quali spot offre il fiume in cui potersi piazzare per la notte.

Il bello della catfishing è che oltre al fatto di poter insidiare il siluro con qualsiasi tecnica accontentando qualunque palato, spesso capita di doversi cimentare in altre tipologie di pesca. Dovendo procurarci le esche infatti, il ledgering e la classica pesca a galleggiante sono state decisive per i raggiungimento dell’obbiettivo, riuscendo in poco tempo a pescare un buon numero di breme, barbi ed aspi. Da sottolineare la canna rotta da Luca, frutto del “buona pesca” precedente.

Ora la seconda fase: la ricerca dello spot. Navighiamo lungo il Grande Fiume a vista, cercando in superficie le tracce l che indicano una variazione di livello lungo le spiagge, ora molto scoperte visto il basso livello del fiume, valutando l’effettiva possibilità di raggiungere la riva con la barca senza spiaggiarsi, e la possibilità di mettere in pesca le nostre canne. E’ una fase molto importante, che vuole eseguita in maniera chirurgica ed attenta, abbinando la vista all’utilizzo dell’ecoscandaglio. Dovendo pescare con la tecnica della pietra, avere una precisa rappresentazione del fondale permette di posizionare le esche correttamente. Dopo aver analizzato tre o quattro spot, la nostra scelta ricade su un deciso salto d’acqua in prossimità di una parete di sabbia (nel verso senso della parola, visto che era alta quasi 3 metri).

Prima dell’imbrunire, abbiamo posizionato cinque canne a sasso e una, la più lontana, a poco più di un metro dalla spiaggia in un metro e mezzo d’acqua a break line.

Terminali ed accessori

Terminali ed accessori

E’ fondamentale terminare queste operazioni prima del cambio di luce, momento solitamente topico, in modo da non disturbare i siluri con il movimento della barca ed il tumore del motore.

Il giorno lascia posto alla notte.. uno dei momenti topici!

Il giorno lascia posto alla notte.. uno dei momenti topici!

L’attesa viene interrotta dall’avvisatore di Andrea.. un deciso attacco flette più volte la sua canna. Tuttavia la break non si rompe.. l’attacco non è andato a buon fine. Il momento è però quello buono, e questo pesce mancato è il preludio di quello catturato. Passano poco più di una decina di minuti e questa volta è la canna di Luca a piegarsi violentemente. Questa volte il siluro è stato deciso, e ha inizio un bel combattimento che impegna non poco Luca, che ne ha infine la meglio. Si tratta infatti di una bella cattura che di poco non raggiunge i due metri!

Riposizioniamo nel buio l’esca (per questo risulta fondamentale studiare per bene il fondale e la zona di giorno) e riparte l’attesa sotto un cielo colmo di stelle.

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Attesa stellata!

Cala la notte

Cala la notte

L’attesa è comunque vana e per tutta la notte, a parte qualche sussulto, non riceviamo nessun altro attacco. Al mattino è giunta l’ora delle foto di rito:

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Luca

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Luca e Andrea

La battuta tuttavia non è finita. Ritorniamo al porto, carichiamo l’attrezzatura in auto e ci concediamo una buona colazione per fare il carico di energie. Ritorniamo poi all’ora di pranzo sul fiume, dove ci attendono anche Marco e Michele con la loro barca, per continuare la pescata facendo un po’ di verticale. La prima cattura è di Luca, con un silurotto sul metro. Per noi invece una montatura persa, un mulinello svuotato dal trecciato causa incaglio, un’altra montatura persa. Non c’è attività, il fiume è basso e troppo veloce per pescare bene. Quando la giornata sembra volgere al termine con un aperitivo sul Grande Fiume, ecco la chiamata di Luca, che ci avvisa di aver salpato un siluro oltre i due metri, il quale ha addirittura rotto anche la canna durante il combattimento (ennesima conseguenza del “buona pesca” della mattina precedente)! Lo raggiungiamo per complimentarci.. e per fare una foto di gruppo:

Luca, il Padrone

Luca, il Padrone

Che dire, questo è stato il week end di Luca. Ha indovinato tutte le mosse, sia per la pesca da riva che per quella da barca, sapendo osare e tentare quando ve n’era il bisogno!

Vi sarete chiesti il perché del titolo del report, “Il Padrone“? Nasce dalla goliardica gara interna all’As Brekema su chi prende più siluri sopra i due metri nell’arco della stagione di pesca. Lo scorso anno ha vinto questo titolo proprio Luca, per questo si fregia del titolo “Il padrone“.. beh, in questo week end ha dimostrato ampiamente come il titolo che ha conquistato non è frutto del caso!

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