Oltre la cattura

Da quando pesco ho sempre sostenuto che la pesca deve essere vissuta nella sua molteplicità, osservando ogni sua sfumatura, apprezzandone ogni aspetto, gustandosi ogni attimo. L’obbiettivo non deve essere catturare un pesce grosso.. non può e non deve ridursi al solo questo aspetto “materiale”. Una cattura degna di nota ci dona sicuramente soddisfazione, ma, almeno per quanto mi riguarda, ottengo soddisfazione anche solamente nel riuscire a determinare e praticare nel modo corretto la tecnica di pesca adatta alla situazione in cui mi trovo, anche se la cattura non è il fatidico over. Catturare con costanza, in situazioni diverse, con tecniche diverse significa avere padronanza e conoscenza della propria disciplina.. catturare un over può solamente essere frutto di fortuna. Trovo soddisfazione a mettere in pratica nuove tecniche di pesca, studiate da tempo per capire dove e come applicarle, trovare le soluzioni tecniche e gli accessori adatti per praticarle. Per esempio lo scorso week end, quando assieme all’amico Marco, abbiamo provato per la prima volta a passare una notturna intera brekkando dalle nostre barche.

Era da qualche settimana che questa idea ci balenava nella testa, ma complice il meteo avverso, impegni e le continue piene, non eravamo ancora riusciti a metterla in pratica. L’idea di   pescare nel bel mezzo del fiume, irraggiungibili da chiunque, posizionando le esche in posti vergini era veramente stimolante sebbene non priva di difficoltà. C’era da valutare come ancorarsi, come fissare le  barche l’una all’altra, verificare se esse potessero contenere un lettino aperto, l’incognita di come si sarebbero comportate loro e le canne brekkate con le onde generate dalle altre imbarcazioni, il poco spazio vitale per muoversi o svolgere un eventuale combattimento. Le incognite non mancavano, ma i giorni precedenti li passammo cercando le soluzioni migliori per risolvere almeno le difficoltà prevedibili.. le altre le avremmo verificate sul momento e ci saremmo inventati qualcosa di conseguenza.

In realtà qualcosa di simile lo avevo già fatto in passato, ma mi ero limitato a brekkare per qualche ora con l’ausilio della stessa barca da cui pescavo (il che è tutt’altro che comodo, considerando le manovre da effettuare), legandomi a monte ad un albero. Questa volta invece il dispiegamento di mezzi era “imponente”: due barche ancorate lontano dalla riva su cui pescare e passare l’intera notte ed un tender di appoggio per portare fuori le esche senza diventare matti con i natanti stessi.

Decidiamo di pescare con due canne a testa e di conseguenza prepariamo in modo proporzionale l’attrezzatura da portare in barca: più spazio si ha, migliore è l’abitabilità, il comfort ma anche la possibilità di muoversi agilmente durante il combattimento o in caso di emergenza. Per l’occasione ho finalmente sfruttato a dovere un capiente contenitore della Plano che avevo acquistato al Catfishingshow di novembre conscio che prima o poi mi sarebbe servito, ma che fino ad allora in realtà giaceva fermo in garage. Un contenitore in plastica simile lo reputo ideale in occasioni di questo genere. Possiamo infatti stivare ordinatamente al suo interno tutto il materiale necessario per la sessione di pesca senza che l’umidità penetri al suo interno, di macchiare la buffetteria o che eventuali botte possano danneggiare il materiale che contiene. Sono riuscito a farci stare tranquillamente il contenitore del cibo, due bottiglie d’acqua, la felpa e i vestiti di ricambio, la coperta, il faro della barca, il tavolino e i due portacanne da installare sui tientibene, la reflex, la valigetta con le montature da dinamica, i waders leggeri, tre piccole borsette contenenti gli avvisatori, i finali da break, accessori da ledgering, torcia frontale, pinze, forbici.. e di spazio ce n’era ancora!

Tutto in ordine

Tutto in ordine

Arriva così sabato ed è tempo di affrontare questa nuova avventura. Scarico tutta l’attrezzatura dall’auto ed inizio a caricare il tutto sulla barca in modo di distribuire i pesi e organizzare lo spazio. A termine lavoro sono estremamente soddisfatto e compiaciuto: lo spazio disponibile è notevole e non ci sono contenitori o borse sparse ovunque ma poche cose ben definite.

Raggiungo Marco sul fiume nel mentre che era intento a fare esche sotto un sole finalmente degno del mese di giugno. Mi affianco ed inizio a pescare a ledgering anche io. Notiamo tanti cefali a galla girare e saltare.. sarà dura questa notte per le nostre esche riuscire ad attirare l’attenzione dei siluri. Non a caso vediamo scodare attorno a noi diverse volte dei siluri di piccola e media dimensione intenti nel cacciare i cefali.. noi proviamo prontamente a spinning senza però risultati. Risultati che tardano ad arrivare anche a ledgering: se io infatti vedo tante mangiate, il primo pesce che allamo dal tipo di combattimento era sicuramente un siluro, il quale a fase quasi ultimata mi rompe il terminale. Tutte le altre mangiate che vedo invece non riesco inspiegabilmente a concretizzarle. Fortunamente Marco riesce a prendere cinque breme (di cui solo una grossa) e due piccoli pescegatti americani. Con questo magro bottino dovremo affrontare la notte: sono le 18.30, è ora tempo di cercare lo spot e di piazzare le barche con la dovuta attenzione.

Navighiamo evitando i tratti più battuti, spingendoci oltre alla portata dei soliti pescatori ed oltre agli spot raggiungibili da riva. Una foresta di pioppi cascata sul fiume con l’ultima piena ci richiama l’attenzione.. ed è colpo di fulmine.. troppo invitante.

La foresta immersa

La foresta immersa

A valle di essa sono presenti altri alberi in acqua.. posizionandoci tra i due siamo perfetti. L’unico rischio sono i tronchi che vedo poco sotto alla superficie dell’acqua proprio dove dobbiamo ancorarci e che potrebbero dare problemi durante il combattimento. In caso di esemplari scontrosi valuteremo se combattere dal tender. Marco approfitta di uno spazio angusto sulla riva per gonfiare il tender, mentre io mantengo la posizione sul fiume in sua attesa. Dopodichè grazie all’ausilio di due pesanti plinti e di qualche manovra di motore, Marco posiziona il suo Boston Whaler, ed io affianco la mia Carolina, piazzando un terzo plinto. Non rimane che legare le due barche tra di loro e mettere due salvagenti tra di esse a mò di parabordo, per evitare accavallamenti non previsti. Ci ritroviamo così perfettamente perpendicolari e distanti qualche metro da riva, così da ottenere abbastanza angolo per portare le esche sugli alberi prescelti senza avere sulla traiettoria altri ostacoli.

Barche in pesca

Barche appaiate

Aggancio i due portacanne orientabili in acciaio inox al mio tientibene laterale frontale assicurandomi della tenuta, posiziono le mie Breakline Cat ed attacco alla girella terminale e breakline dello 0,40mm.

Terminali e breakline

Terminali e breakline

 

Per quello che riguarda gli avvisatori, se Marco opta per i tradizionali campanelli, io utilizzo i miei avvisatori che sono solito agganciare al picchetto: in questo caso però li aggancio al portacanna, sfruttando un collare inox a cui ho saldato un dado in cui avvitare l’avvisatore. La vibrazione trasmessa al picchetto in seguito alla sbrekkata è sufficiente a far funzionare l’avvisatore.

Particolare del portacanne

Particolare del portacanne

Avvisatore a picchetto

Avvisatore a picchetto

In pesca

In pesca

Oramai all’imbrunire portiamo fuori le esche: sconsolati constatiamo che pur essendo in nassa, di vivo c’è rimasto poco.. tre breme ed un pescegatto.. se prima eravamo messi male, adesso non siamo di certo migliorati. Utilizzando il tender si fa veramente presto: è molto maneggevole e veloce.. niente a che vedere a quando si pesca e si brekka con la stessa barca.

Al posto giusto

Al posto giusto

Break line

Break line

Albero perfetto su cui brekkare

Albero perfetto su cui brekkare

A portata di mano

A portata di mano

Notiamo con soddisfazione che le barche sono stabilissime anche con le canne brekkate, scongiurando quindi il rischio di rompere le break-line muovendoci all’interno della barca e quindi sbilanciandola.

Tutto pronto

Tutto pronto

Punte al cielo

Punte al cielo

Canne brekkate

Canne brekkate

Attesa

Attesa

Pronti per la notte

Pronti per la notte

Tramonto

Tramonto

Non rimane che attendere la partenze ora. Nel mentre prepariamo i lettini, ceniamo e ci godiamo una perfetta serata estiva senza neanche l’ombra, incredibilmente, delle zanzare. Con gli occhi puntati al cielo stellato, il sonno inizia a prendere il sopravvento.

Se guardo in alto..

Se guardo in alto..

Poi ad un tratto mi capita di svegliarmi come quando si ha la sensazione di cadere mentre si dorme, e sento l’avvisatore suonare.. ha sbrekkato! Mi alzo velocemente, arrivo alla canna (fondamentale lo spazio e l’ordine in barca in questi frangenti) recupero il filo in eccedenza e ferro. Il siluro è allamato, riesco a farlo uscire subito dagli alberi del sottoriva e farlo combattere verso il centro fiume. Non è un pesce grosso, ma si dimostra combattivo, e ciò che è più importante per noi, è averlo catturato con questa tecnica “nuova”. Marco lo guanta e slama.. gli faccio giusto una piccola foto ricordo ed è già in acqua.

Siluretto

Siluretto

Già soddisfatti e senza un cappotto che, visto la serata, non serviva, torno sul tender a ribrekkare.. purtroppo arrivato al “ramo” noto che l’unica esca viva rimasta, non lo era più. Innesco comunque per dare un senso alla sua cattura.

Ritorno in barca, regolo la frizione, attivo l’avvisatore e a cuor leggero mi stendo nuovamente sul mio giaciglio vista cielo stellato per poi addormentarmi in un sonno che sarà interrotto solamente da piccole occhiate di controllo e per coprirmi con la coperta. Il risveglio alle prime luci dell’alba è quasi irreale, con acqua e alberi al posto delle canoniche pareti di casa o della tenda. Dopo una colazione sul fiume è ora di sbrekkare, mettere tutto in ordine e dirigerci verso il pontile.

Cigni a spasso

Cigni a spasso

Vita da barca

Vita da barca

Certo, una cattura è poca cosa nell’arco di una notte intera, per giunta di taglia molto modesta. Ma per noi, essere riusciti a mettere in pratica una idea che da tempo avevamo in testa, e vedere che funziona, vuol dire davvero tanto, e ci riempe di soddisfazione. Per i numeri c’è tempo!

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