Resoconto dell’incontro “Un altro Po”

Una motonave carica di rabbia, di idee e di voglia di cambiamento. Così si presentava la Stradivari ormeggiata al porto turistico di Boretto (Re) venerdì 28 febbraio 2014, in occasione dell’incontro “Un altro Po“. Organizzatore dell’incontro Vitaliano Daolio, pioniere del Grande Fiume con la sua attività di pesca turismo Po Fishing Center. Obbiettivo dell’incontro condividere con gli interessati presenti tutto quello che non funziona sul Fiume Po e ricercare soluzioni da proporre alle autorità competenti per risolvere i problemi e consegnare ai fruitori presenti e futuri un fiume gestito intelligentemente. La splendida motonave Stradivari riempita in ogni ordine di posto a sedere al punto di lasciare in piedi decine di persone è chiaro sintomo di come la situazione attuale in cui versa il Fiume Po (e non solo) abbia stancato una vasta schiera di persone che lo vivono abitualmente, sia per passione, sia per lavoro o hobby.

Panoramica della sala

Panoramica della sala

L’incontro ha inizio con la presentazione della serata da parte di Marco Micolo, presidente dell’Associazione Nautica Casalmaggiore e moderatore dell’evento, il quale oltre a spiegare l’obbiettivo dell’incontro, espone una panoramica dei problemi che affliggono maggiormente il Grande Fiume, divenuti ormai insostenibili e che verranno spiegati nei dettagli da relatori successivi.

Marco Micolo, moderatore

Marco Micolo, moderatore

Primo relatore chiamato ad esporre uno dei problemi più gravi che da più di un decennio colpisce in maniera sistematica l’areale padano è Michele Valeriani, delegato del Movimento Gruppo Siluro Italia, il quale presenta una cronistoria del bracconaggio organizzato in Italia. Si parte dalla scoperta che ha vissuto in prima persona nel 2003 di uno dei tanti “campeggi” sul fiume gestiti da persone dell’est Europa, adibiti alla raccolta, sfilettamento, imbustamento e spedizione del pesce verso i mercati dell’Est e qualche d’uno italiano, il tutto in barba a qualsiasi legge o controllo sanitario. Da allora il problema è stato portato alla luce tramite articoli, video in rete e sui TG nazionali, comunicati, manifestazioni di protesta, fino a quando i bracconieri hanno scoperto quanto sia facile ottenere le licenze di pesca professionale per fare legalmente tutto quello che facevano più o meno furtivamente fino ad allora. Un gravissimo problema che affligge non solo il Fiume Po e non solo il siluro. Nessun canale, fiume, lago dell’areale padano viene risparmiato da questa invasione, così come nessuna specie di pesce viene selezionata dalle reti o dagli elettrostorditori: siluri, carpe, aspi, perca, amur, barbi, carassi, breme.. tutto ha mercato. Si parla di 13 licenze professionali rilasciate dalla Provincia di Rovigo, con oltre un centinaio di “addetti ai lavori”, 365 giorni l’anno, 24/24h.. un’esercito con un solo obbiettivo: prendere più pesce possibile, in qualsiasi modo possibile e venderlo. Non ultima la scoperta dell’etnia di alcuni di questi personaggi, frutto di una collaborazione tra Rovigo e la città gemellata romena di Tulcea per lo sviluppo economico, turistico, culturale, gastronomico ed ambientale tra i due delta (Po e Danubio): lipoveni, popolo insediato nel delta del Danubio nel 1600 che ha fatto della pesca (intensiva e con qualsiasi mezzo) il loro unico mezzo di sostentamento e di guadagno, in barba ad ogni regola. A Tulcea per preservare il Delta del Danubio da questa continua razzia sono stati introdotti provvedimenti per limitare la loro pesca.. in Italia questo non avviene, anzi.. pare che i lipoveni in Italia abbiano trovato la loro gallina dalle uova d’oro.

La parola passa a Matteo Cortellazzi della sede Carpfishing Italia di Cremona, il quale espone un’altra problematica molto sentita da parte dei pescatori: la sicurezza. Sempre più spesso si sentono notizie di furti di attrezzature a coloro che si trovano in pesca, così come è ormai tristemente consolidato il fenomeno dei furti di motori dalle barche ormeggiate lungo tutti i pontili del Grande Fiume e non solo (Laghi di Mantova). Senza dimenticare l’impossibilità di pescare in notturna in alcune zone, che rende di fatto impossibile lo svolgimento della propria disciplina di pesca.

Matteo Cortellazzi, CFI Cremona

Matteo Cortellazzi, CFI Cremona

Successivamente è Robert Welser a prendere parola, gestore tedesco di diversi Wallercamp in regola dislocati tra la provincia di Reggio Emilia e Mantova, che sottolinea come sia importante collaborare tra tutte le realtà che vivono il Grande Fiume per fermare sia i furti di motori sia il bracconaggio. Oltre ad essere direttamente interessati, grazie alla loro attività sono presenti sul fiume tutto l’anno e svolgono indirettamente un’importante attività di controllo.

Vitaliano Daolio, gestore del Po Fishing Center di Motta Baluffi (Cr) sottolinea come sia fondamentale regolamentare i campi di pesca, in quanto lungo l’asta del Po sono oltre quindici le strutture che svolgono questa attività (guida di pesca, noleggio imbarcazioni e posti letto) e quelle in regola si contano sulle dita di una mano. Quelle non in regola e gestite da stranieri, oltre all’illegalità della stessa, rendono maggiormente complicato il sorgere di strutture legalizzate e di un turismo adeguato. La figura “guida di pesca” inoltre in Italia non è riconosciuta, e questo è un grosso limite al quale a nuora non si è trovata soluzione. A tutto questo bisogna aggiungere le lungaggini burocratiche per la gestione dell’attività e le contraddizioni delle leggi regionali relative alla pesca, che costringono sullo stesso fiume a pescare (o non pescare) in modi, tecniche, esche diverse.. con tutta l’incredulità dei clienti. E’ quindi necessario creare un tavolo di lavoro che unisca associazioni di pesca, nautiche, attività commerciali, interessati per proporre un piano di interventi per migliorare la situazione, a beneficio di tutti.

Vitaliano Daolio,Po Fishing Center

Vitaliano Daolio,Po Fishing Center

Susanna Ravelli dell’Istituto Itard Lombardia annuncia la possibilità di creare un Progetto di formazione di Guide di pesca.

Paolo Antonini, vice Presidente dell’Associazione canottieri di Cremona e Piacenza sottolinea come la decisione di decentrare la gestione del Fiume Po ad ogni Provincia sia stata errata, generando così l’attuale situazione assurda lungo il fiume. Sottolinea inoltre la totale mancanza di controlli da parte delle autorità, che lascia il fiume in mano a ladri di motori e bracconieri.

Giuliano Landini, proprietario della motonave Stradivari e da tre generazioni sul Fiume Po, esalta le potenzialità relative al turismo che potrebbe avere il Fiume Po se solo vi fossero progetti e regole idonee, dando la più completa disponibilità a creare un tavolo di lavoro per raggiungere questi obbiettivi.

Alessio Picarelli dell’Autorità di Bacino propone la creazione di uno Sportello unico del Po che elimini le diversità legislative di ogni provincia e la creazione di un “contratto di fiume”, un patto tra chi opera sul fiume (associazione di pesca, nautiche, attività commerciali, Sindaci dei paesi rivieraschi) per la creazione di un programma condiviso, con pochi chiari punti perseguibili.

Roberto Mazzini, direttore del Depuratore di Milano Nosedo, ha illustrato i miglioramenti ottenuti sugli affluenti che giungono in Po in seguito all’installazione dei tre depuratori a Milano, raggiungendo il 100% delle acque depurate (si parla dai 10.000 ai 30.000 litri al secondo) e l’apertura di questi ad università e Politecnico per controlli e studi sulle acque. Studi che si progetta eseguire anche con la creazione di un centro di monitoraggio sul Fiume Po presso l’Acquario del Po di Motta Baluffi (Cr).

Paolo Panni, giornalista, ha espresso il suo parere positivo sull’importanza di unire le tante realtà che vivono il Po per creare un’organismo in grado di proporre piani e progetti per la riqualificazione del Po. Questo perché, in quanto giornalista e uomo di Po, sa bene quanto il Grande Fiume sia potenzialmente importante e riesca ad attrarre persone anche lontane dal suo areale.

Giuseppe Torchio di Gal Oglio Po sottolinea l’importanza di creare Progetti interprovinciali relativi al Fiume Po, per contribuire assieme alla sua valorizzazione.

Tarozzi riporta le parole del giornalista Stefano Rotta che non è potuto essere presente all’incontro, evidenziando come sia necessario creare una fitta rete di segnalazioni di tutto quello che accade sul fiume e come ad esempio andrebbe mantenuto pulito esso da rami e detriti che rappresentano un pericolo per la navigazione e non solo.

In seguito ad un’appello del moderatore Micolo sulla presenza di bracconieri a Luzzara, si sono esposte le guardie GEV di Reggio Emilia, lamentando la propria mancanza di fondi e mezzi per eseguire una corretta vigilanza nonostante la disponibilità di eseguire controlli, e la difficoltà a farsi ascoltare durante le consulte ittiche al cospetto di partecipanti che non sono interessati alla pesca.

La serata si è conclusa con interventi di altri partecipanti con proprie esperienze personali (gestori di nautiche che lamentavano un eventuale legge sul divieto di pesca dalla barca che danneggerebbe la loro attività in modo definitivo) e con la raccolta delle adesioni di tutti coloro che vogliono impegnarsi in un tavolo di lavoro per la stesura di progetti.

Quello che ci si augura è di riuscire finalmente ad unire tutte le categorie di persone che vivono il Po, scavalcando le differenze tra associazioni o pescatori, unendosi assieme ad altre categorie che fanno del Po la propria ragione di vita e sostentamento, per proporre i provvedimenti che sono ormai necessari per una corretta gestione ambientale del Po. I presupposti ci sono tutti, e il vaso ormai a sembra essere davvero colmo.

Partecipanti

Partecipanti

 

 

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