Quando il grosso non c’è.. i piccoli ballano!

La primavera che inizia a mostrarsi con il suo colorato vestito e le temperature gradevoli ti smuovono qualcosa dentro, a livello viscerale. Una battuta di pesca a break line è quello che serve in questo periodo per esternare  il proprio istinto.

Così dopo l’ormai rituale colazione al bar, aver evitato un gatto nero, per giunta zoppo, e qualsiasi augurio da parte di qualsiasi persona, raggiungo Luca, Andrea e Fortunato sul fiume. Era da tempo che desideravo fare una pescata con loro e finalmente era giunto il momento.

Il cielo è leggermente coperto, il sole si affaccia qualche volta senza concederci più di tanto il suo calore primaverile, mentre il fiume ha un livello basso, non proprio l’ideale, ma inutile stare a sindacare più di tanto.. quelle volte che si può andare a pescare bisogna prendere atto delle condizioni che troviamo, positive o negative che siano e fare buon viso a cattivo gioco. Se dovessimo pescare solo con le condizioni perfette, dovremmo non lavorare o pescare veramente poche volte l’anno.

Scarichiamo il tender e perlustriamo la sponda opposta a dove abbiamo ipotizzato di piazzare il campo base. Nonostante il basso livello, troviamo diverse rigiri e zone morte dove poter piazzare le nostre esche. Quindi Fortunato ed io iniziamo a piazzare con calma ed accuratezza i cordini con tanto di break line ai quali agganceremo i nostri terminali, calcolando con estrema precisione l’altezza e la posizione in cui la nostra esca lavorerà.

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Cordini, nylon, vecchia treccia.. tutto l’occorrente per crepare gli appigli per le nostre break line

E’ ancora presto per brekkare le nostre esche, e decido quindi tra una chiacchiera e l’altra di ingannare l’attesa preparando il campo base per la notte e pescando a feeder qualche esca del posto, catturando tra l’altro diversi combattivi barbi.

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Pastura e bigattini per la pesca a feeder

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La pesca a feeder, come unire l’utile al dilettevole

Verso le 17.00 iniziamo a portare le nostre esche sulla sponda opposta. Assistere Fortunato in questa operazione è interessantissimo. Svolge ogni azione con una naturalezza, velocità e precisione incredibile. Sembra la cosa più facile del mondo a vederlo all’opera. Tuttavia dietro a questa spensieratezza c’è la consapevolezza di chi ha pescato innumerevoli volte con questa tecnica, accumulando un bagaglio di esperienza incredibile.

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In pesca

La ricerca del rigiro giusto, della morta perfetta, la scelta del tipo di innesco in base alla corrente presente, la profondità di pesca in base alla conformità del fondale, gli accorgimenti tecnici sulle montature. La pesca a break line vera e propria è qualcosa di più di attaccare un’esca nella sponda opposta.. spesso i dettagli fanno la differenza, in particolare modo dove la pressione è tanta.

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Accuratezza nel posizionamento delle esche

Terminiamo di brekkare con buon anticipo sul cambio di luce. Questa può essere una buona mossa in quanto non è raro ad inizio stagione assistere ad attacchi in piena luce. Permette poi di verificare l’effettiva correttezza del lavoro svolto dalle esche ed evitare la confusione del motore e della barca nel momento migliore.

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Inizia l’attesa

Come da tradizione inizia anche il concerto di prova degli avvisatori.. dai campanellini più vintage agli avvisatori wireless più moderni.

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Il dispiegamento delle forze in campo è notevole.

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Prima ancora che il sole scomparisse all’orizzonte ecco un primo attacco sulla canna più esterna di Fortunato. Il siluro però non pare essere grande e fatica a rompere la break. Forza così la sbrekkata, senza però che il siluro rimanga allamato. Almeno la certezza dello spot indovinato rimane. Riportiamo l’esca al suo posto e si torna a chiacchierare in attesa della prossima sbrekkata.

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All’imbrunire è la mia Breakline Cat a sussultare. Più che un sussulto è un dondolio continuo. In genere si traduce in un piccolo siluro rimasto allamato.. talmente piccolo che non riesce a rompere la break line, come è accaduto a Fortunato. Provo a forzare anche io la sbrekkata, ma come succede spesso in questi casi, il pesce si slama. Riportiamo fuori l’esca e torniamo alle nostre chiacchiere, che si protraggono fino all’una di notte, momento più che ideale per ritirarsi nei propri giacigli. Mi assesto nel sacco a pelo, trovo la giusta posizione in attesa del calore e accendo la centralina wireless dei miei avvisatori. Non sarà passato poco più di un paio di minuti da quel momento, quando proprio mentre mi gustavo il tepore del sacco a pelo, sento nitidamente un suono sordo dalla sponda opposta del fiume, tipo uno “stock“, seguito da un “biiip” molto più vicino.. quello della mia centralina! Butta all’aria il sacco a pelo in cui avevi appena trovato conforto e corri scalzo (perché tempo di mettersi le scarpe non ce n’è.. mi dimentico sempre le crocs a casa) alla canna, che è ovviamente dritta. La afferri e inizi a recuperare filo in attesa di sentire la resistenza del siluro per poi ferrare.. ma purtroppo quel momento non arriva mai, e mesto mesto riporti l’esca fuori (sopravvissuta anche al secondo attacco.. certo con qualche squama in meno), in mezzo alla nebbia che scende proprio in quell’istante. E’ ora di tornare nel sacco a pelo e riprendere da dove si era stati interrotti.

La notte passa senza emozioni.. solo qualche sussulto per un qualche suono di campanello. Quando ci svegliamo c’è già luce.

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Aspettiamo a sbrekkre perché qualche sorpresa fino alle 9.00 in genere può capitare. Così accade infatti. Poco prima delle 9.00 è la canna più a monte di Luca che richiama attenzione. Sbrekkata e ferrata da manuale di Luca, che porta a riva senza fatica un siluretto da metro, prontamente rilasciato. Almeno il cappotto è scongiurato e possiamo sbaraccare tutto. Recuperando ci accorgiamo che quasi tutte le nostre esche sono state “assaggiate“, ma evidentemente la taglia dei colpevoli era troppo piccola per poter impensierire le nostre break line!

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Insomma, anche se si piazzano le esche accuratamente, senza lasciare nulla al caso (e vi garantisco che Fortunato sà il fatto suo), quando i grossi non girano c’è poco da fare.. bisogna subire gli attacchi dei piccoli, che in questo periodo sono molto più voraci ed attivi.. arrivando quindi per primi sulle esche.

Negli anni però ho notato che le settimane successive a questo tipo di nottata, in cui i piccoli siluri la fanno da padrona, sono di competenza degli esemplari maggiori.. vedremo quindi nelle prossime pescate se avrò ragione o se saremo ancora sotto l’assalto dei piccoli siluri!

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