All’improvviso

Tra una pescata e l’altra in compagnia di amici sparsi tra Lombardia e Veneto era poco più di un mese che non tornavo sulla mia Carolina Skiff J14. Essendo abbastanza pignolo e maniaco per l’ordine e la pulizia, complice il meteo favorevole decido di dedicare l’ennesima strana e mite domenica di questo novembre  alla pulizia della barca, dedicando il tempo che sarebbe rimasto alla pesca.

Nonostante domenica la sveglia suoni implacabile alle 7,15, non avendo alcuna fretta o aspettativa particolare per la giornata, me la prendo piuttosto comoda, alzandomi nelle 8,00. Carico l’auto con il minimo indispensabile: il serbatoio con ancora metà pieno (più che sufficiente per l’eventuale tempo che mi sarebbe rimasto per la pesca), batteria, motore elettrico, ecoscandaglio, zaino con le montature, giubbotto di salvataggio, la Ethnic Vertical Cat, una canna da spinning e qualche manciata di artificiali. Non mi porto del vivo, pensando che magari a spinning qualche aspio abbocca, o al limite o con me della gomma. Non mi porto nemmeno la fida reflex, optando per una meno ingombrante go-pro.. giusto per avere qualcosa che scatti delle foto in caso di qualche cattura non importante da voler comunque immortalare.

Senza particolare fretta mi godo il viaggio in autostrada e il paesaggio autunnale circostante apprezzando il fatto che non vi sia la nebbia pur essendo in novembre. Con altrettanto entusiasmo al mio arrivo noto che non c’è nessuno fuori in pesca. Entusiasmo che si spegne all’istante quando domando all’onnipresente vecchietto del pontile se sapesse il motivo di tale deserto: “perché non si prende niente in questi giorni!”.. poche parole ma abbastanza esaustive! Poco male, il mio obbiettivo è pulire la barca, poi quello che capita capita.

Finita la prassi pulizia (quanto invidio chi ha un telo copribarca decente o tiene la barca all’asciutto sul carrello nella propria rimessa) si sono fatte le 11.00 ed inizio a pescare. Tento un po’ di spinning, ma oltre a non vedere attività, non sento come da copione nulla. Passo quindi al vertical utilizzando uno shad in gomma proteica dell’amico Loris, che da un annetto stiamo sviluppando per la pesca al siluro visto i buoni risultati ottenuti con altri pesci.  Una buona mezz’oretta di derive non mi porta a nulla, vedo qualche traccia, una interessante, ma è stranamente a mezz’acqua: a fireball con il vivo magari avrei potuto intercettarlo, ma con la verticale è più ostico. Decido di cambiare zona. La prima pescata che feci tre anni fa qui con la mia barca catturai il primo siluro in una zona in cui non sono poi mai tornato, preferendo altre mete più redditizie.  Con la solita filosofia che ormai mi accompagnava in questa giornata decido di tornarci, magari un perca piuttosto che un siluro potrebbe esserci. La zona è contraddistinta da ostacoli. Mi avvicino lentamente con il motore elettrico, circumnavigando gli ostacoli pescando a verticale attorno ad essi. Il primo ostacolo non nasconde nulla, il secondo neppure e come se non bastasse un leggero venticello infastidisce gli spostamenti. Arrivo sul terzo, calo lo shad dolcemente, arrivo sul fondo ed inizio a farlo saltellare.. una.. due.. tre volte.. alla quarta un’inchiodata decisa. Non ci penso due volte, ferro, e da lì il delirio. Partenza bruciante e peso non indifferente. Inizio a contrastarlo ed il combattimento. Capisco fin da subito che non si tratta di un siluro medio-piccolo, ho già preso siluri a verticale oltre i 2 metri, e questo dava tutta l’impressione di esserlo. Non essendo sicuro di come sarebbe andato a finire il combattimento, decido di estrarre la go-pro per filmare il tutto (nel caso avrei avuto un ricordo). Da qui i primi problemi di essere da solo. Devo estrarla dallo zaino, dalla custodia, montare la fascia da testa.. il tutto mentre il pesce prende filo inesorabile. L’accendo.. si è inchiodata.. rismontala, togli la batteria, rimontala, rimetti la fascia e riaccendila: stavolta è partita. Posso continuare il combattimento. Per recuperare filo gli vado incontro con l’elettrico: ennesima situazione in cui essere da soli non conviene. Il combattimento è comodo farlo a prua e a me tocca fare avanti-indietro per comandare il motore. Lo riporto sotto la barca 3-4 volte, ma ogni volta riparte indemoniato con sfuriate incredibili di decine di metri. Pesantissimo.  Quando è sotto non ho la forza di staccarlo dal fondo nonostante la canna abbia abbastanza nervo per farlo. Mi ci vuole un quarto d’ora per intravedere finalmente il muco sul trecciato e le prime bolle di decompressione. Poi intravedo la coda. Solo quella. Ondeggia come un serpente puntando verso basso, e non riesco ad alzargli la testa, nemmeno a vederla. Incredibile. Gira pericolosamente sotto la barca cambiando repentinamente direzione, arrivando a farmi sfiorare il filo al bordo della barca. Ho un MoiMoi Jigline MX8 da 90 libbre, sono tranquillo.. l’incognita è sul come è allamato: un’allamatura poco sicura potrebbe saltare in questa situazione. Più tempo mi gira attorno alla barca, maggiore è la possibilità che riesca a slamarsi. Chiudo tutta la frizione del Luis 5500 HX e inizio a forzarlo. Finalmente si stanca e lo vedo arrivare con la bocca spalancata in superficie: fortunatamente l’ancoretta sembra ben piantata nel palato (segno che la gomma proteica viene riconosciuta come alimento e non sputata come la gomma commerciale).  Era giunto il momento del glowing. E qui scatta l’ennesimo motivo per non essere mai soli: mettersi i guanti e riuscirlo ad issare a bordo. Come appoggio la canna nel poggiacanne e prendo il filo in mano, accenna ad una ripartenza. Afferro al volo la canna e lo riporto sotto. Sembra stanco, riesco ad afferrare comodamente la placca mandibolare inferiore con entrambe le mani. E’ mio. Ora il problema è issarlo a bordo, pesante com’è. Mi butto tutto all’indietro e con uno sforzo energico riesco, in due momenti, ad issarlo a bordo. Enorme lui, provato io. Mi lascio andare ad una esultanza con le braccia verso il cielo, dopodiché lo slamo immediatamente, lo bagno a dovere e lo copro col telo. Telefono all’Elisa e Gabriele che alla notizia decidono di raggiungermi per fare le foto di rito, passando prima da casa mia a recuperare reflex, waders, metro. Nel mentre arrivo con non poca difficoltà al pontile (difficoltà dovuta al tenere il pesce in modo che non si facesse male e nel mentre guidare.. sempre per la serie mai soli a siluri), dove alcuni giovani carpisti mi aiutano ad attraccare e a rimettere il siluro in acqua, legato a dovere e posizionato in acqua corrente per fargli recuperare le energie.

All’arrivo dell’Elisa e Gabriele, la curiosità di tutti noi è alle stelle. Ci mettiamo tutti i waders ed entriamo in acqua, recupero la corda, avvicino il siluro nell’acqua bassa e parte la misurazione. Due metri, due metri e dieci, due metri e venti, due metri e trenta, due metri e quaranta, duemetriequrantaquattro! Si tratta del mio record personale. Battuto di 4 cm il precedente, che presi a break line lo scorso anno con Mario. Era giunto il momento delle foto, consoni che due persone sono poche per sorreggere un siluro simile. Tuttavia eccole qua:

Mica facile afferrarlo

Mica facile afferrarlo

244

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Primo Piano

Primo Piano

Inutile tentare di spiegare le emozioni vissute durante il combattimento e alla misurazione.. ma sono sicuro che saranno le stesse che proverete voi quando vi capiterà la stessa cosa. Ci sono tanti aspetti che rendono per me unica questa cattura: ero da solo, sulla mia barca, in una zona che in 3 anni non mi ha mai concesso pesci oltre il 1,70m (e questi tutt’altro che regalati), durante una pescata in cui non chiedevo nulla, in uno spot suggerito dal mio istinto, utilizzando la Ethnic Vertical Cat, canna da me concepita e sviluppata per Tubertini, pescando con un’esca in gomma, o meglio gomma proteica, creata dall’amico Loris Ferrari ed adattandola al siluro seguendo le mie indicazioni. Senza contare di poter sempre contare su amici come l’Elisa e Gabriele che al momento del bisogno sono accorsi immediatamente. Quando meno te lo aspetti il sudore, la fatica, i cappotti, le pescate di “studio”, vengono ricompensate. Per questo nella pesca al siluro non bisogna abbattersi e mollare mai. Anche dopo un’annata come quella di quest’anno in cui la pesca è stata poca e difficile causa maltempo, piene o il poco tempo a disposizione. Non avere mai aspettative o l’ansia dell’over ad ogni costo ti porta ad apprezzare ogni sfaccettatura della pesca al siluro, e la soddisfazione che si prova quando capita di allamarlo.. è elevata all’ennesima potenza.

Questa cattura la dedico a tutti gli amici pescatori che mi sono stati vicini in questi mesi, ai lettori di Catmagazine, e perché no, anche all’invidioso di turno! 🙂 

Alla prossima!

Attrezzatura utilizzata: Ethnic Vertical Cat 1,90m 200gr, Ryobi Luis 5500HX, Moimoi Jigline mX8 90lbs, Midi Giant Shad Loris Lures.

 

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