Sul Rodano in kayak

La passione per la pesca può portare in casi estremi anche a girare il mondo per inseguire nuove avventure e prede. Personalmente ho avuto la fortuna ed il modo di pescare diverse volte sia nel Rio Ebro in Spagna sia nel lago di Bled in Slovenia, mentre una sola volta nel Rodano in Francia, precisamente a Vion in occasione di una raduno della Silur Glanis Association.

Quest’anno ero alla ricerca di una nuova avventura di pesca all’estero che coniugasse la pesca al siluro e l’utilizzo del kayak, malattia della quale sono stato recentemente contagiato che libertà e divertimento senza eguali, coniugando esercizio fisico, ecosostenibilità e adrenalina.

Kayak a pedali

Conseguentemente era necessario un fiume con poca corrente ed ovviamente la presenza del siluro. La prima meta che mi è venuta in mente è stata la Francia, o meglio il Rodano, meta non nuova, ma sicuramente molto adatta alla pesca dal kayak per via delle numerose dighe che interrompono il corso del fiume rallentandone di fatto la corrente. Il tratto da me visitato in passato in realtà presenta a memoria un pò troppa corrente per le nostre intenzioni, quindi la mia attenzione si sposta molto più a valle, più precisamente ad Avignone, città turisticamente famosa e quindi più ricettiva. Trovo infatti un campeggio sull’Ile de France, un’isola tra due braccia del Rodano proprio di fronte al famoso ponte di Avignone. Qui la corrente è quasi assente e la presenza di siluri certa.. sulla carta ha tutti i requisiti che cerco.. e poi questa è la culla di tutte le pesche al siluro in verticale!

Definita la meta, ora bisognava trovare la compagnia giusta, aspetto fondamentale in quanto per la buona riuscita del viaggio è necessario affiatamento, stessa filosofia di pesca e persone in grado di compensare a vicenda le lacune degli altri.

Giuseppe, “Pino” per noi,  è stato il primo ad essere stato contattato. Lui è lo Yaker più esperto del gruppo, il “guru” da seguire e a cui chiedere consigli, quello che certe situazioni a noi sconosciute le ha già vissute e sa come affrontarle. Era a pesca con me sul Rodano a Vion nel 2012 e parecchie altre volte in Italia, nei più disparati spot e alle prese con le più svariate tecniche. La sua calma, pragmaticità ed esperienza lo rendono fondamentale per la buona riuscita dell’avventura.

Pino, lo Yaker più esperto del gruppo

Gabriele, detto “Taf” (sarebbe l’abbreviazione di “tafano” ma non ho mai capito il perchè di questo soprannome), è colui che non può mancare in questo genere di spedizioni. Peschiamo assieme da una decina di anni, abbiamo condiviso due spedizioni sull’Ebro, innumerevoli derive e notti da riva in Po ed affluenti. Lui è il Mc Gyver della pesca, quello che con una graffetta può costruirti un’amo da pesca e con un cartello di lavori in corso il supporto per una griglia. C’è da risolvere una situazione scomoda, buttarsi nella giungla o sporcarsi le mani? Taf è il primo a proporsi!

Taf

Federico detto “Savage“, letteralmente “selvaggio“, probabilmente per lo spirito di adattamento e il rispetto che nutre per l’ambiente selvatico. Non è mai salito su un kayak, parla un pizzico di francese ed è già stato diverse volte nel Piccolo Rodano. Queste caratteristiche unite al suo entusiasmo saranno importantissime!

Savage

Poi ci sono io, Mirko, chiamato “Picci“.. mera abbreviazione del cognome. Sono quello che organizza, riprende, fotografa e tenta di tenere nelle fila i ranghi. In una avventura simile serve anche questo!

Picci

La compagnia è così composta ed il 30 giugno inizia l’avventura.

Primo giorno

Essendo di zone parecchio distanti tra loro, io e Taf partiamo da Modena con l’obiettivo di incontrare nel mezzogiorno Pino e Savage a Ventimiglia.

Picci e Taf

Purtroppo però manchiamo l’appuntamento in quanto rimaniamo bloccati nel traffico dell’autostrada dei fiori, e riusciamo a raggiungere il resto della compagnia soltanto alla meta del nostro viaggio, ad Avignone, dopo quasi otto ore di auto, dopo le 17.

L’arrivo!

La posizione del campeggio è strategica, posizionato su un’isola tra due braccia del Rodano, fuori quanto basta dall’intenso traffico del centro causato dal turismo e dalla vita quotidiana (ma facilmente raggiungibile con un traghetto), con una comoda sponda proprio di fronte all’ingresso da cui calare i kayak. Abbiamo scelto l’opzione bungalow dotato di cucinotto e servizi privati: l’ideale per avere la totale libertà di orario ed azione.

Non si può dire tuttavia che il benvenuto sia stato dei migliori. Al nostro arrivo, circa 40 minuti dopo i primi due, volendo mettere le nostre esche nella nassa precedentemente posizionata in maniera occulta nel fiume con le esche procurate da Pino, ci accorgiamo che la stessa è scomparsa.. o meglio rubata. Fortunatamente abbiamo una seconda nassa, che posizioniamo nella sponda opposta in una zona accessibile solo via acqua. L’avventura inizia già in salita.. con poche esche vive e la necessità di procurarsene in un secondo momento.

Secondo giorno

Per il primo giorno di pesca decidiamo di provare proprio davanti al campeggio, per comodità della sponda, per riportare le auto in campeggio al sicuro e per iniziare ad avere un’idea del Rodano.

Si inizia!

Acqua cristallina ed assenza di corrente: sembra incredibile ma è così. L’ideale per pescare dai nostri kayak. L’acqua è sui 25°C ed in questo tratto la profondità arriva anche ad una decina di metri. Troviamo tuttavia i pesci concentrati maggiormente nel primo scalino , quello che porta a 3/3,5m, e qui tentiamo le nostre derive a clonk e verticale. Immediatamente ci rendiamo conto di uno dei pericolo maggiori: le numerose imbarcazioni che transitano in questo tratto. Non solo barche di pescatori o diportisti, ma grosse bettoline sia commerciali che adibite a navi da crociera turistiche. Paradossalmente questi colossi non alzano onde particolari, sono molto più pericolosi Yatch e imbarcazioni più piccole.

Ristorante sul fiume

Paesaggio

E’ Pino ad aprire le catture pescando a verticale un lucioperca!

Lucioperca catturato da Pino

L’altro aspetto negativo che purtroppo riscontreremo in tutti i giorni successivi? il vento che si alza nel primo pomeriggio. Un vento fastidioso e cattivello, che alza onde e sposta il nostro natante. Da qui capiamo che è possibile pescare solo metà giornata, ed il pomeriggio è bene dedicarlo al recupero di esche vive o alla ricerca di nuovi tratti da esplorare. Io ad esempio mi sono adoperato nel feeder, pescando breme ed alborelle (presenti a nuvole immense).

Feeder da kayak

Alle 17 ci arrendiamo al vento e facciamo ritorno al campeggio. I siluri per ora li abbiamo solo visti nell’ecoscandaglio.

Terzo giorno

Decidiamo di provare un tratto più a monte, dove una biforcazione divide in due rami il fiume, uno diretto alla cascata della diga e l’altro al sistema di chiuse per le imbarcazioni. Qui il tratto è molto più selvaggio, con sponde ricche di vegetazione ed alberi. Di contro una profondità minore.

Secondo giorno di pesca

Onboard with Savage

Distesa d’acqua

Apriamo le ostilità sparpagliandoci nelle direzioni più disparate. Non passa molto tempo quando il Taf ci chiama. Ha preso un siluro! Lo raggiungiamo per vedere il primo baffone del Rodano. Si tratta di un esemplare piccolo, ma averlo catturato a morto manovrato ed essendo il primo, ne esalta comunque il valore!

Taf ed il primo siluro del Rodano

Spostandoci nella biforcazione troviamo parecchi siluri ed un pelo di corrente giusta per farci derivare. Purtroppo a parte qualche “musata” non c’è verso di stimolare l’attacco, forse per la temperatura elevata, che, come nei nostri fiumi, blocca l’attività. Nelle 14.00 causa vento ritorniamo a riva e dedichiamo il pomeriggio a girovagare in cerca di spot adatti al recupero di esche. Giro che ci mostra la vastità ed abbondanza di acqua del territorio francese, davvero impressionante. Ritrovarsi in mezzo a fiumi simili sopra ad un piccolo kayak ti fa sentire davvero minuscolo. Dopo cena tentiamo di fare vivo davanti al campeggio. Una manciata di bigatti e riusciamo a catturare un grosso barbo, una qualche breme e con nostro immenso stupore iniziale una grossa anguilla, che dobbiamo rilasciare in quanto in Francia è vietato trattenerle in quanto specie a rischio di estinzione (fino a 2500€ di multa). Ho specificato “iniziale” perchè puntando con la torcia l’acqua bassa ci siamo resi conto che di anguille in realtà ne girano tantissime! 

Terminiamo il secondo giorno di pesca con il primo siluro francese, ma non ancora del tutto soddisfatti.

Quarto giorno

Per cercare la svolta giochiamo la carta Piccolo Rodano,sia in deriva che a breakline. Partiamo di buon’ora in quanto dalla zona ci separano 70 chilometri buoni buoni. Savage è già stato diverse volte anni fa in queste zone. Il Piccolo Rodano è più alla nostra portata, più stretto e meno trafficato.

In alcuni tratti è tuttavia parecchio pressato dal punto di vista piscatorio e cosa da non sottovalutare, nella parte bassa è veramente difficile trovare uno spiraglio per arrivare in acqua: una coltre impenetrabile e costante che ritroviamo per chilometri e chilometri. Supportati da Google Maps e guidati da Savage riusciamo a trovare un paio di punti interessanti (compreso una disavventura con un personaggio poco ragguardabile che ci ha preso a sassate), per poi decidere di calare i kayak in uno spot da lui già conosciuto, dove era presente un campo di canottaggio che ci ha gentilmente concesso di utilizzare la sua discesa in acqua.

Foto ricordo

Io non resisto e tento subito la ricerca di qualche cattura in deriva nonostante il vento incessante (eravamo già nel primo pomeriggio). Il resto della banda si rilassa sullo spot prescelto per tentare un pò di breakline serale tentando qualche cattura.

Savage e e Taf

Pino in relax

Giro zigzagando il fiume in cerca di tracce con scarsi risultati. Riesco a trovare un tratto al riparo dal vento e decido di concentrarmi su quella deriva. Memore di esperienza passate decido di derivare a 2 metri da riva, proprio a ridosso delle tante piante presenti in acqua ed eccoli! Concentrati in una ventina di metri di sponda ecco radunati moltissimi siluri, con diversi esemplari di taglia. Provo inizialmente con un cackitos abbinato a lombrichi e calamari.

Teaser

Provo più volte ma nulla, qualche siluro si alza, si allinea alla mia esca ma torna sul fondo. Cambio allora approccio, con una semplice montatura silenziosa, senza perline o altro. Preparo la deriva minuziosamente ed arrivo sul punto con la maggiore concentrazione, clonko ed ecco i primi attacchi. Due o tre in sequenza, che non riesco a portare a buon fine. L’innesco è pulito, ho esche per un’altro tentativo. Risalgo e ripreparo la deriva. Arrivo sul punto X clonko, e sento una “stoppata” anomala. Vuoi dire siano tronchi quelli che vedo sul fondo? Poi di colpo si libera. Strano.. manca anche qualche lombrico dall’innesco, che viene ripulito qualche metro dopo senza avere tempo di allarmarli. Incuriosito dalla “stoppata” e senza più esche tento una deriva in verticale con la gomma sondando con l’esca per bene il fondo.. niente rami.. la stoppata di prima era un grosso siluro.

Ritorno al campo base con un pò di rammarico per l’occasione persa, ma contento di avere avuto finalmente degli attacchi. Al resto della compagnia è andata meglio. anguille, carassi, breme e cefali il bottino di un pomeriggio passato a feeder.

Kayak a riposo

La giornata non è ancora finita, vogliamo tentare un pò di break line, posizioniamo così quattro canne, due a pietra e due a breakline nella nostra stessa sponda visto il fiume navigabile. 

Il campo per la sera

Al tramonto un primo piccolo attacco ci tiene sull’attenti. Dopodiché quello che ci fa stare sull’attenti sono i tuoni e i fulmini all’orizzonte che si avvicinano minacciosamente. La situazione è difficile. Siamo senza ripari, lontani dalle auto, con 4 canne di carbonio al cielo e ormai nel buio completo. Per evitare complicazioni decidiamo per una ritirata strategica, trasbordando nell’oscurità e tra le onde tutta l’attrezzatura, prendendo anche la pioggia durante il carico dei kayak sull’auto.

Arriviamo all’1.30 di notte al campeggio dopo aver riportato le esche nel nostro nascondiglio sul fiume. Purtroppo dopo le 22 non è consentito entrare in auto e ci tocca quindi portare dentro tutto a mano, kayak compresi.

Siamo sfiniti.

Quinto giorno

Alzarsi presto era impossibile visto le fatiche del giorno precedente. Il morale inoltre ha subito un duro colpo.  Il Rodano qui ad Avignone è molto dispersivo, i pesci sono apatici e visto che avremmo pescato la pomeriggio, il vento avrebbe reso difficoltosa l’azione di pesca. Savage ci propone di tentare in un piccolo affluente intravisto durante il viaggio il giorno prima. E’ il Gardon. Arriviamo sul posto nel primo pomeriggio, anche qui il vento è onnipresente, ma il fiume è bellissimo, con un’acqua spettacolare e sponde rigogliose e selvagge. Un ragazzino che pescava a spinning ci dice che sono presenti base, lucci, perca e siluri. In men che non si dica siamo in acqua.

Kayak quasi pronto

La larghezza del fiume si presta bene, così come il fondale. Individuiamo alcune zone con la presenza di siluri. Ricevo un attacco e nulla più.. gli altri più che curiosare non fanno.

Riujin

Navigazione nel Gardon

Sesto giorno

Al mattino visitiamo Avignone e decidiamo come affrontare i restanti due giorni di pesca. Vogliamo rigiocare la carta della breakline, ormai i tempi stringono. Trovo un negozio di pesca che vende esche vive lungo il tragitto e ci dirigiamo nuovamente nel Piccolo Rodano. Cambiamo spot rispetto alla scorsa volta. Più impervio, ma meno soggetto alla pesca.. più selvaggio. Abbiamo già una decina di esche, ma nell’attesa del tramonto tentiamo qualche cattura a feeder. Dopo la solita anguilla, le catture a venire son incoraggianti: siluretti di continuo.

Savage con un siluretto

Taf con un siluretto

Savage con un siluretto

Al tramonto tutto è in posizione.

Brekkati

Ci giochiamo il tutto per tutto.. non abbiamo tende o ombrelloni, non abbiamo lettini, sacchi a pelo. Pescheremo così, all’addiaccio per tutta notte seduti su scomode sedie.. come quando abbiamo iniziato questa tecnica di pesca venti anni fa.

Tramonto

Ap Power XL 20000 e Momoi Jigline MX8

Stiamo preparando la cena quando una sbrekkata netta sulla canna di Pino ci prende di sorpresa. Pino accorre e ferra. E’ grosso ed è l’ultima canna a sinistra, bisogna farlo arrivare il prima possibile davanti a noi per evitare che si infili nella sponda a noi sottostante valle. Pino mi cede momentaneamente il combattimento per saltare le altre canne e trovare un’angolo più ampio per forzare il pesce. Ripasso a Pino sostenuto da Savage la canna da pesca per forzarlo da una posizione migliore. Ad un tratto sembra che il siluro sia piantato proprio dove non volevamo. E’ un attimo.. nella piena oscurità vediamo Taf salire sul kayak e dirigersi verso il filo, impigliato in un ramo. Con manovre non poco rischiose riesce a districare la treccia ed arrivare al siluro, il quale era liberissimo. Sposta il tutto a centro fiume per permettere a Pino di terminare il combattimento in sicurezza. Savage riesce ad effettuare il glowing. Ci siamo!  Lo leghiamo per poi fare l’eventuale foto alle prime luci dell’alba.

La notte passa tra zanzare ed una temperatura poco gradevole. C’è chi è sdraiato su un materassino ed avvolto in un telo recuperato dall’auto, mentre gli altri usano il materassino come coperta ricoperto da un lenzuolo per proteggersi dalle zanzare. Neanche i vagabondi arrivano a tanto.

A mali estremi..

.. estremi rimedi

Di notte prendiamo anche al volo la canna del Taf, che vola via dal picchetto senza che il siluro rimanga allamato. Poi la tanto agognata alba.. attesa come non mai per poter fare le foto ed andare al campeggio a riposarci.

La cattura che attendavamo!

Un pesce importante, il cui valore va oltre ai centimetri per come si è arrivati a catturarlo, dopo giorni di fatica e tentativi e con un combattimento in cui il gioco di squadra è risultato fondamentale!

Settimo giorno

rientriamo dal Piccolo Rodano nelle 8,30 e ci buttiamo a letto per riposarci. Al pomeriggio, consapevoli del vento, facciamo un ultimo tentativo nel ramo di Rodano che passa proprio dal famoso ponte di Avignone. Non si poteva non provare e fare qualche foto da un punto di vista esclusivo e per pochi!

Sotto al ponte di Avignone

Il ponte di Avignone

Oltre al vento qui c’è anche la corrente però, e a pagaia risulta molto impegnativo e faticoso risalire il fiume, al punto di trainare Taf e Savage in zone più riparate grazie al mio kayak a pedali. Oltre al ponte però troviamo anche i siluri.. e sono spudorati.. dal fondo a 11 m salgono a 1 metro dalla superficie e seguono per metri e metri.. ma di attaccare le nostre esche non ne vogliono sapere.

Pesca vicino al ponte romano

Rientriamo così al campeggio per ora di cena, esibendoci in uno scambio culinario tra Emilia e Piemonte, preparando crescentine e sorseggiando a fine cena la grolla.

Ottavo giorno

Il mattino è il momento di caricare le nostre cose, dare un’ultimo sguardo al Rodano, salutarci e ritornare in Italia.

Molti storceranno il naso di fronte al risultato. E’ vero, abbiamo preso poco, ma in avventure del genere la cattura passa spesso in secondo piano. Difficilmente ci scorderemo delle difficoltà di pescare in queste acque enormi da un piccolo kayak, di salirci sopra per la prima volta, di ingegnarsi per recuperare esche, di girare per chilometri in cerca di spot, dell’adrenalina del passaggio di una grossa imbarcazione a pochi metri da noi, della ricchezza di acque e di pesci, dei momenti passati a chiacchierare in veranda e di tutti quegli inconvenienti risolti grazie all’aiuto dei compagni. Non ci scorderemo di come con la caparbietà e la collaborazione di tutti siamo arrivati alla cattura. Non ci scorderemo di questo gruppo fantastico!

Compagnia eccezionale!

Grazie amici, Ora è tempo di iniziare a pensare alla prossima avventura!

Il video dell’avventura: 

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